Il grande segreto del Palazzo dei Diamanti a Ferrara
Mille piramidi, un diamante, un grande segreto

Ottomilacinquecento blocchetti in marmo bianco: all’alba sembrano i tetti di una città. In miniatura.
1493. Sigismondo D’Este vuole un palazzo suo. Ercole, fratello e duca, lo esaudisce: è sempre d’accordo quando si tratta di abbellire Ferrara.
Di prima mattina, le squame di un serpente.
Il duca ha spesso idee bizzarre. Quel giorno gliene ronza in testa una particolarmente stramba: va a parlarne col capo cantiere, uomo geniale ma avido.
Quando il sole picchia, una scacchiera.
Tra la calce e i mattoni, il duca gli tende una mano bianca: «Mura sotto una piramide della facciata questo diamante della mia corona: caccia al tesoro per i posteri.» Il capo cantiere dice di sì, nasconde tutto sotto la nera veste. Al tramonto – pochi operai – esegue il compito.
Ma intanto sorride. Troppo. Qualcuno lo nota.
Verso sera, un’armatura.
Come l’ultimo dettaglio che il capo cantiere vede in vita sua. Dopo averlo accecato, le
guardie gli tagliano anche la lingua per portarla al duca. Il segreto è salvo.
Sgranocchiando quello strano pane bicorne che i ferraresi chiamano “Coppia”, appoggiatevi al muro sull’altro lato della strada. Scegliete una punta, immaginate che la gemma del duca Ercole si trovi proprio là dietro come vuole la leggenda. Sorridete.
Poi lasciate perdere e varcate il portone: vi attende una splendida pinacoteca e un chiostro tranquillo. Tornerete a casa ricchi comunque.
A cura di Emanuele Marazzini